Spettacoli

Zanna Bianca

della natura selvaggia

 

di Francesco Niccolini liberamente ispirato ai romanzi e alla vita avventurosa di Jack London
regia Francesco Niccolini e Luigi D’Elia
con Luigi D’Elia
lupi e scene Luigi D’Elia
distribuzione Francesca Vetrano
una produzione INTI con il sostegno della Residenza artistica di Novoli

 

          Ti supplico di lasciar libera ogni cosa, come io ho lasciato libera ogni cosa. Chiunque tu sia, tu che mi tieni in mano adesso, lasciami
e parti per la tua strada.
Walt Whitman

 L’amore non addomestica.
Sui muri di Napoli

Nel grande Nord, al centro di un silenzio bianco e sconfinato, una lupa con chiazze di pelo color rosso cannella sul capo e una lunga striscia bianca sul petto, ha trovato la tana migliore dove far nascere i suoi cuccioli. Tra questi un batuffolo di pelo che presto diventerà il lupo più famoso di tutti i tempi: Zanna Bianca.

Luigi D’Elia e Francesco Niccolini tornano nel luogo che amano di più, la grande foresta. Ma se cinque anni fa l’avevano raccontata con gli occhi di un bambino meravigliato e di un nonno esperto e silenzioso, questa volta rinunciano agli esseri umani e alle loro parole, per incontrare chi della foresta fa parte come le sue ombre, il muschio, l’ossigeno: i lupi.

Questo è uno spettacolo che ha gli occhi di un lupo, da quando cucciolo per la prima volta scopre il mondo fuori dalla tana a quando fa esperienza della vita, della morte, della notte, dell’uomo, fino all’incontro più strano e misterioso: un ululato sconosciuto, nella notte. E da lì non si torna più indietro.

Un racconto che morde, a volte corre veloce sulla neve, altre volte si raccoglie intorno al fuoco. Un omaggio selvaggio e passionale che arriva dopo dieci anni di racconto della natura, a Jack London, ai lupi, al Grande Nord e all’antica e ancestrale infanzia del mondo.


Come ci assomigliano, i lupi.

Modificano le loro tecniche di caccia a seconda delle difficoltà che incontrano, condividono il cibo con i membri più vecchi, che non riescono a procurarselo e si fanno regali. Sono in grado di vivere una settimana senza mangiare e di percorrere anche trenta chilometri senza rompere il passo. Possiedono tre sistemi di comunicazione: vocale, posturale e olfattivo. Il colore del pellame varia dall’ardesia al bianco, dal marrone cioccolato all’ocra, alla cannella e al grigio.

Non è vero che i lupi si limitano a uccidere le prede vecchie, deboli o ferite, a volte si avventano anche su esemplari in piena salute, così come non sempre cacciano per necessità: a volte – raramente, a dire la verità – uccidono in eccesso. Talvolta si uccidono anche tra di loro. Ma dedicano buona parte del tempo ai loro piccoli, e a giocare. I lupi sono uniti da un sottile legame con la foresta che attraversano: le loro pellicce raccolgono e trasportano i semi caduti dagli alberi, disperdendoli efficacemente lungo la pista, a chilometri di distanza. Tradotto: i lupi piantano gli alberi. Il più celebre di tutti i lupi, non c’è dubbio è White Fang, in Italia meglio conosciuto come Zanna Bianca.

Ma forse non tutti ricordano che Zanna Bianca è un incrocio: un po’ lupo e un po’ cane. Più lupo che cane. E gli incroci, quelli che con disprezzo chiamiamo “bastardi”, sono gli animali migliori, perché spesso prendono i pregi di una razza e dell’altra. Così, quando io e Luigi D’Elia abbiamo cominciato a costruire lo spettacolo, ci siamo visti costretti a tradire Jack London e il suo celebre romanzo per dar vita al nostro incrocio: un po’ Zanna Bianca. Troppo forte il richiamo del bosco, dell’estremo nord del mondo perché il lupo protagonista di questa storia invecchiasse come un cane da compagnia, in casa, su un tappeto, tra ciabatte e tende con i pizzi: impossibile, Zanna Bianca non è un qualunque, orribile cagnolino di città né da salotto. Infedeli a Jack London, abbiamo preferito la fedeltà ai suoi due romanzi mischiati insieme, e alle sue disavventure in cerca d’oro e celebrità: con un doppio salto mortale il “nostro” Zanna Bianca ha ceduto a quell’irrefrenabile richiamo della foresta che – a Dio piacendo, come diceva una cara nonnina di nostra conoscenza – ci auguriamo ogni spettatore provi un giorno, almeno una volta. 

Francesco Niccolini

 

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